CHIUSA PER LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE
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Sante Messe ore 08.30, 09.30, 10.30 e 18.30.
II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A
La liturgia di questa seconda domenica di Avvento presenta Giovanni Battista che predica nel deserto della Giudea. Questo dettaglio non è senza significato. Il deserto era stato sempre il luogo in cui si sentiva la voce di Dio. Nel deserto del Sinai, Dio aveva parlato al suo popolo per quarant'anni.
Nella Bibbia si parla naturalmente di deserto in maniera letterale (luogo vuoto, un luogo in cui si soffre la sete e la fame, un luogo di arida solitudine), ma anche di deserto che vuole significare il momento di crisi che l’uomo vive, in se stesso, nella fede, nella cultura.
E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo.
I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione.
Vi è il deserto dei momenti tragici e oscuri della vita, dei drammi, delle catastrofi, delle vittime e di tutti quelli che vengono colpiti negli affetti e nei beni, dei bambini innocenti. L’oscurità della tragedia che viviamo in questi giorni.
L’invito del Vangelo e di Giovanni Battista sembra quasi paradossale: proprio in questi momenti, proprio in questo deserto buio e terribile, preparate la via al Signore.
Aprendo tredici anni fa l’Anno della Fede, Benedetto XVI faceva notare come in questi decenni è il vuoto che si è diffuso, è avanzata una "desertificazione" spirituale, si è formato nel nostro mondo un deserto spirituale.
Giovanni Battista si trova in questo deserto, nel quale si arriva alle domande centrali dell'esistenza umana, ai dubbi, alle paure, alle incertezze e alle sofferenze.
Nel deserto, un uomo vale quanto il suo cuore, è senza maschere. Il deserto è il luogo in cui guardarsi allo specchio con franchezza, dove non si può fuggire a se stessi, non si possono più cercare risposte altrove. Nel deserto non c'è nessuno: siamo soli con noi stessi.
Per designare il deserto, la lingua ebraica ha una parola molto espressiva che tradotta letteralmente significa: 'luogo di nascita della Parola'.
Perché nel deserto la Parola di Dio può nascere nel cuore. Nel deserto, dove non c'è nulla che attiri l'attenzione, le sole cose necessarie possono gradualmente essere viste, e si fa spazio per ascoltare la parola che scaturisce dall'essere interiore. Anche la Parola di Dio, rivestita di silenzio, vi diventa udibile.
“E’ proprio a partire dall’esperienza di questo deserto – aggiungeva Benedetto XVI – da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne”.